mercoledì 16 dicembre 2015

Il Matrimonio di San Francesco con la Povertà Dante Alighieri, Commedia. Paradiso. Canto XI «Questa [la Povertà], privata del primo marito [Gesù], millecent’anni e più dispetta e scura fino a costui si stette sanza invito; 66 [...] Ma perch’io non proceda troppo chiuso, Francesco e Povertà per questi amanti prendi oramai nel mio parlar diffuso. 75 [...] Pensa oramai qual fu colui che degno collega fu a mantener la barca di Pietro in alto mar per dritto segno;120».

POVERTA' E RICCHEZZA NELLA CHIESA

POVERTA' E RICCHEZZA NELLA CHIESA Leone Montagnini 7 novembre 2015 Dal post qui sotto pubblicato su papa Bergoglio è nata una mia riflessione stimolata da alcune sensibili annotazioni di Katia Bovani riguardante il rapporto tra povertà e ricchezza nella storia delle chiese cristiane. Cara Katia permettimi di dispondere al tuo giusto intristimento. L'idea che la Chiesa debba essere povera è ovvia per te, e fai bene a pensarlo, ma non per tutti. Lo pensi forse perché hai letto il Vangelo (Gesù dice Beato i poveri perché di essi è il Regno dei Cieli; e poco dopo aggiunge Guai a voi ricchi, vai a cercare questi passi con google, ci sono delle buone Bibbie on line). Anche il Concilio Vaticano II ha dichiarato che la Chiesa ha fatto una scelta preferenziale per i poveri. Il papa Francesco ed il nome è tutto un programma, apparteneva a quei padri conciliari che hanno sostenuto questa scelta per una chiesa povera che avesse i poveri al centro. Tuttavia nella storia la Chiesa di Roma, ma a dire il vero anche delle altre Chiese Cristiane c'è stata una grande disputa su questo tema, che andrebbe approfondito bene. Nei primi secoli, molti cristiani erano poveri, ma diventavano cristiani anche dei patrizi con una tendenza alla comunione dei beni, all'aiuto reciproco, che si legge già all'inizio degli Atti degli Apostoli. Le cose cambiano con la svolta costantiniana. Quando l'Impero per sostenersi punta sui cristiani e soprattutto sulla struttura in cui i responsabili delle chiese locali (oi episcopoi) assumono un ruolo politico. Le cose cominciano a cambiare. La cosa dico tra parentesi creò seri problemi ai cristiani che erano fuori dell'impero, che venivano malvisti sia dai romani che dai loro re (in Persia, Etiopia ecc.). Poi si creò una spaccatura profonda tra pars orientalis e pars occidentalis dell'impero. Quello che poi sarà chiamato impero bizantino bloccò l'entrata dei germani nei suoi confini, che si riversarono in Occidente. L'imperatore con sede a Bisanzio che dal 476 d.C. riceve con le insegne dell'impero d'Occidente da Teodoacre, diviene l'imperatore unico di tutto l'impero e capo religioso di esso (pontifex maximus, capo religioso di Roma è una magistratura antichissima che Augusto volle per sé. Ma un conto è quello che accade de iure e ciò che accade de facto. L'Occidente, in primo luogo l'Italia vide delle guerre sanguinose, tra goti e imperatore di bisanzio (Giustiniano) che non riuscì a riportare una pax romana condivisa da tutti. In questa situazione i vescovi di Roma, come Gregorio Magno o Leone Magno, dovettero fare come fece Pio XII quando Vittorio Emanuele III fuggi da Roma con tutta la sua corte lasciando Roma allo sbando, sotto i bombardamenti e con i tedeschi alle porte. L'unica struttura organizzata erano le chiese locali coi loro vescovi, che si diededero riempirono di necessità un potere politico lasciato vuoto. Molti fuggivano nel deserto come Sant'Antonio in Egitto e tanti altri che scelsero la vita eremitica per dedicarsi solo a Dio nella povertà che Gesù aveva insegnato. Di eremiti era pieno anche l'Occidente. In seguito, storia molto oscura, emerse l'idea che il vescovo di Roma era addirittura il pontifex maximus della parte occidentale. Ho sempre avuto il sospetto che la Donatio Costantinii dimostrata da Lorenzo Valla come un falso risalente pressappoco all'VIII-IX secolo, affermava proprio questo: fondando Bisanzio Costantino lascio al papa la potestas imperiale. In particolare il papa si tenne per sé il titolo di pontifex maximus. E non a caso nell'800 incorona Carlo Magno come imperatore dell'Impero romano, cosa che non fu mai riconosciuta dall'imperatore residente a Bisanzio e leggittimo erede dello scettro di tutto l'Impero. La commistione col potere portò ricchezze nelle Chiese. E sorsero presto santi uomini schifati di questo che erano convinti che occorreva lasciare tutto per seguire il Vangelo. Il deserto egiziano si popolò di eremiti, tra cui Sant'Antonio (non da Padova ma quello definito Abate). Ho conosciuto nel 1978 un eremita del monte Athos. Ero con degli amici. Viveva in una casupola poverissima. Appena ci vide, ci eravamo persi, uscì verso di noi con quello che aveva 4 fichi e dell'acqua. Ho parlato recentemente con un amico che era con me e che non vedevo da tantissimi anni. Quel gesto era rimasto conficcato nella memoria e nel cuore di entrambi. Anche l'Italia si popolò di eremiti che sceglievano per la povertà. San Benedetto da Norcia, fuggi inorridito dalle ricchezze della chiesa diocesana di Roma e fece una scelta radicale di poverta. In Oriente alla fine i monaci furono il pilastro portante di tutta la strutura ecclesiale. Patriarchi e vescovi orientali col barbone sono vestiti da monaci se ci fai caso. Con l'andare del tempo i monasteri si arricchirono. Una risposta a questo la troviamo nei movimenti "pauperistici" che rivendicano la povertà integrale ed un ritorno al vangelo delle origini. E' il caso di Pietro Valdo (1140 – 1206 circa) che fu espulso dalla Chiesa di Roma come eretico e fondò la Chiesa valdese. Il grande carisma di Francesco d'Assisi (1181/82 – 1226) consentì ai poverelli di Assisi di essere riconosciuti dalla Chiesa del Duecento. Guarda se non l'hai visto il film su San Francesco di Liliana Cavani del 1966, eseguito con una grammatica cinematografica neorealistica simile a quella del Vangelo secondo Matteo di Pasolini (non mi riferisco al suo successivo film del 1986, che fa di Francesco una specie di hippie ante litteram, che si rimangiò a mio parere la maggior parte delle cose che aveva detto nel suo primo film). Ecco lì c'è una scena in cui Francesco demolisce un inizio di convento buttando giù le tegole dal tetto. Francesco non vuole nemmeno che si posseggano libri, i quali all'epoca erano oggetti estremamente costosi. Se ti riesce vedi anche il film di Franco Zeffirelli "Fratello sole, sorella luna", del 1972. C'è la cura estetica di Zeffirelli è vero, che non è mai piaciuta alla sinistra snob. Ma è direi per certi versi addirittura operaistico. E' poco noto che quello che sappiamo di Francesco d'Assisi oggi è frutto delle ricerche di storici e teologi protestanti e di tendenze moderniste di fine 800 inizio 900 (In primo luogo Paul Sabatier e Johannes Jørgensen). La figura di francesco era stata profondamente contraffatta nel corso di più di 600 anni. La scelta radicale di Francesco per la povertà era condivisa dai francescani spirituali, un movimento variegato di frati francescani che difendevano una scelta radicale per la povertà. Furono osteggiati dai conventuali e dai papi, a parte Celestino V, ed lentamente scomparvero dalla storia. Fu un papa sul quale molti anni prima era pesata l'accusa di modernismo a rimettere in auge la povertà. Papa Giovanni XXIII, che l'11 settembre 1962, dichiarò che «la Chiesa si presenta quale è e vuole essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri». A tre settimane dalla chiusra del concilio 42 vescovi, tra cui Helder Câmara (vescovo brasiliano che fu spogliato e verniciato di rosso), Leonidas Proaño, José Maria Pires, Luigi Bettazzi e molti vescovi missionari nelle catacombe di Domitilla strinsero il cosiddetto "Patto delle Catacombe", in cui si impegnavano a «vivere come vive ordinariamente la nostra popolazione per quanto riguarda l’abitazione, l’alimentazione, i mezzi di locomozione e tutto il resto che da qui discende». In particolare si rinunciava «agli abiti (stoffe ricche, colori sgargianti)», alla proprietà «di beni immobili, né mobili, né conto in banca». In seguito in America Latina, un continente con punte acutissime di povertà, sorse una conferenza episcopale che comprendeva tutta l'America latina che ebbe come bussola della propria vita pastorale l' "opzione preferenziale per i poveri" (Medellin 1968; Puebla 1979). Papa Francesco che viene ordinato prete nel 1969. Non poté dunque partecipare al Concilio. Né al patto delle catacombe. Fu però presente a Puebla dove si oppose alla teologia della liberazione che da quegli incontri scaturì che diede a molti l'impressione di un'eccessiva apertura al marxismo. In parte era un'accusa falsa, in parte no. Si tratta di un tema delicato che però non giustifica a mio parere l'opera di distruzione sistematica dei frutti di quella teologia da parte del pontificato di Giovanni Paolo II. Anche mons. Óscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, ebbe un'accoglienza molto fredda quando venne a Roma per chiarire cosa stava succedendo nel suo paese. Quelli che in realtà a mio parere erano maggiormente infastiditi dalla Teologia della Liberazione, erano gli Stati Uniti d'America, che hanno sempre visto nell'America Latina il loro cortile di casa. Papa Francesco coi suoi gesti, gli scarponi, la borsa che si porta da solo e tante altre cose, ha fatto venire in mente a molti forti coincidenze con il "patto delle catacombe". Gli uomini di chiesa cambiano. Mons. Romero era considerato un conservatore. Eppure firmò, in seguito il "patto delle catacombe" e divenne il megafono della sofferenza del suo popolo salvadoregno. La sua causa di beatificazione è rimasta ferma per anni ed è stata sbloccata da papa Benedetto XVI il 20 dicembre 2012. Papa Francesco, con proprio decreto del 3 febbraio 2015, ha riconosciuto il martirio in odium fidei di Romero e lo ha beatificato il 23 maggio 2015. [cfr. voce Óscar Romero su Wikipedia in Italiano]. Più recentemente papa Francesco ha anche riabilitato "Le esperienze pastorali" del prete povero e profetico Don Lorenzo Milani. Domenica 14 novembre 2015 papa Francesco incontrerà il teologo mons, Sobrino il massimo esperto dell Patto delle Catacombe, in occasione del 50 anni da tale patto. Vedi qui un'agenzia su Sono tutti segni di speranza. Con Papa Francesco rivive 50 anni dopo il “Patto delle catacombe”

LA RIFORMA CLUNIACENSE E LE ALTRE RIFORME

LA RIFORMA CLUNIACENSE E LE ALTRE RIFORME. Leone Montagnini 9 novembre 2015 Le chiese cristiane, quella latina in particolare, cioè quella che chiamiamo cattolica e che rispetto al concilio di Calcedonia (451 d.C.) è tanto "ordodossa" quanto quella dell'ex impero di Bisanzio, che si estese poi fino Russia, hanno saputo negli anni riformarsi rigorosamente. Un esempio particolare è la Riforma Cluniacense. Questa ha i suoi prodromi nell'VIII secolo d.C. con lo scopo di contrastare l'ingerenza del potere politico sulla chiesa, in particolare sui monasteri. Poi si coagula nell'abbazia benedettina di Cluny, in Borgogna, e si diffonde per le miriadi di monasteri benedettini sparsi in Italia. Infine l'ondata riformatrice nell'XI secolo giunge a Roma. Soprattutto con l'abate cluniacense Odilo. A Roma il problema era costituito dal fatto che i papi erano condizionati dall'aristocrazia romana, che ne controllavano l'elezione. Venne combattuta alacremente la "simonia", cioè, la compravendita di cariche ecclesiastiche. Dante così dice dei simoniaci: «O Simon mago, o miseri seguaci che le cose di Dio, che di bontate deon essere spose, e voi rapaci per oro e per argento avolterate, or convien che per voi suoni la tromba, però che ne la terza bolgia state. » (Dante, INFERNO, Canto XIX). Un'altra stortura era data dal "nicolaismo" termine che designava l'usanza dei preti di sposarsi o di avere concubine. Qualcuno supponeva facessero anche delle orge. Nella Roma, spesso frequentata dai cluniacensi scaturì, il movimento di riforma si abbatté pensantemente su queste deviazioni dal dettato evangelico (Cfr. ). Alcuni abati di Cluny divennero papi, come Urbano II, che nella miniatura riportata in calce benedice l'altare del monastero di Cluny di cui era stato priore. Come ho detto in un precedente post dedicato al matrimonio di Francesco con la Povertà, nella Chiesa sono sorti potenti movimenti di riforma, come il monachesimo del deserto in Siria, Egitto, Italia per vivere una vita secondo i dettami evangelici. Ricordiamo i possenti movimenti pauperistici tra XII e XIII secolo. Anche il Concilio di Trento, che ora molti storici riconoscono essere stata una "Riforma cattolica", piuttosto che una "Controriforma", ebbe profonde conseguenze riconoscendo e applicando molte delle critiche provenienti dal protestantesimo, soprattutto per quanto riguardava Da ultimo il Concilio Vaticano II - come ricordavo nel citato post - diede una ventata di rinnovamento che ancora oggi spira nella chiesa. In questo ambito chi vuole bene al mondo, anche gli atei, a mio parere, dovrebbe stare vicino al Papa Francesco, invece di gridare ad un tumore insanabile della chiesa. Vi prego studiate, studiate, studiate. Ho visto libri su cui gravava l'interdizione del Sant'Uffizio come Esperienze Pastoriali di don Milani mandati al macero da colleghi bibliotecari ignoranti: "Ma che ci importa: è roba di Chiesa!". L'ignoranza è alla base di un'intolleranza forze più feroce dell'intolleranza motivata da motivi intellettuali. E stiamo attenti, nel tempo della specializzazione estrema, ognuno di noi è sapientissimo del proprio francobollo specialistico, ma è un ignorante come una capra in tutto il resto. Lo insegnava già Socrate, in un tempo in cui la divisione del lavoro intellettuale non era così esasperata come oggi.

Gli Ateniesi e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare

Gli Ateniesi e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare AVVERTENZA ALLE AMICHE E AMICI DI FACEBOOK DEL 17/11/2015 Leone Montagnini 17 novembre alle ore 21:19 Avevo riportato nella notte tra 13 e 14 novembre ogni notizia e commento riguardante i fatti di Parigi, prendendoli dalla Home di queste pagine FB, cioè post scritti da Voi, postandoli sul mio Diario. Mi sembrava importante descrivere le emozioni senza nessuna scelta, accettando anche post poco riguardosi o addirittura anti-islamici, dunque razzisti, e contrari alle regole che mi sono dato per chi vuole essere mio amico. Ma per me, e spero per voi tutti, quella carrellata credo sia stata istruttiva. Ho appreso delle cose non banali quella notte, ma ne parlerò un'altra volta. Ora, il nostro cervello è limitato: lo psicologo e linguista George A. Miller scrisse nel 1956 un articolo dal titolo "The Magical Number Seven, Plus or Minus Two: Some Limits on Our Capacity for Processing Information". Spiegava che noi non riusciamo a trattere più di 7 più 2 o me 2 informazioni alla volta; cioè dalle 5 alle 9 informazioni alla volta. Per questo, per esempio, spezziamo i numeri del telefono. Confesso che addirittura quando sono stanco mi fermo a 3. In generale, si può dire, che noi riusciamo a processare una quantità piccola di informazioni. Così troppe informazioni ci saturano. Perciò ho tagliato dal mio diario molti post anche di amici cari, ed anche uno mio, lasciandone alcuni, con l'accortezza che fossero belli, cortesi, gentili, non schiacciati sull'ovvio, non succubi della propaganda, non discriminatori o razzisti, intelligenti e innanzitutto non centrati tutti sui fatti francesi, che rischiano di riempire la nostra testa, non facendoci pensare più a nulla, mentre Holland va a bombardare Raqqa, città di oltre 200 mila persone, che è stata eletta capitale del califfato dall'ISIS, ma i cui i poveri abitanti sono solo vittime dell'ISIS e chi li controlla ed ora anche dei francesi, decisi a dimostrare la "grandeur" che ebbero un tempo, fino a Charles de Gaulle, geloso anche dell'autonomia del suo Stato. Ho detto tante volte che il mio desiderio è che queste pagine siano come un simposio platonico. Molti anni dopo, intorno al 40-50 d.C. - Platone era morto 400 anni prima e la Grecia ormai ridotta a provincia romana - Atene continuava a coltivare la filosofia, suo unico vanto ormai. Gli Atti degli Apostoli ci raccontano che "Tutti gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti, non avevano passatempo più gradito che parlare e sentir parlare" (Atti 17, 21). Anche Paolo di Tarso, da convertitosi a Damasco, andò nella piazza di Atene dove principalmente ci si riuniva per dialogare, l'Areopago e vi annunciò il Vangelo cristiano. Per motivi che qui tralascio fu ascoltato finché non cominciò a parlare di resurrezione e gli dissero "su questo ti sentiremo un'altra volta". Spero che queste pagine divengano una sorta di Atene magari ancor più tollerante di quella di allora. Leone Montagnini

ENEA ARCHETIPO DEL PROFUGO

ENEA ARCHETIPO DEL PROFUGO Leone Montagnini 19 novembre alle ore 3:58 La sua città è presa con l'inganno: con un cavallo falso segno di pace, Enea fugge profugo per mare dalle coste turche; col vecchio padre Anchise sulle spalle e il suo piccolo Ascanio per mano. Arrivarono nel Lazio e si fusero coi latini trasmettendogli la civiltà. Queste le nostre origini! Le origini di Roma.

NON CADIAMO NELLA TRAPPOLA CHE CI STANNO TENDENDO! IL 13 NOVEMBRE NON E', NE' DEVE ESSERE UN 11 SETTEMBRE

NON CADIAMO NELLA TRAPPOLA CHE CI STANNO TENDENDO! IL 13 NOVEMBRE NON E', NE' DEVE ESSERE UN 11 SETTEMBRE Leone Montagnini 22 novembre alle ore 21:13 (articolo scritto da Leone Montagnini la notte tra il 13 e il 14 novembre, poi aggiornato del bilancio finale dei morti di Parigi il 15 novembre) Gentili amiche e amici, sento il bisogno di parlarvi apertamente, mettendo da parte quelle autocensure più o meno coscienti che gli intellettuali da troppo tempo hanno imparato ad usare. Lo faccio di fronte ai gravi fatti avvenuti ieri sera a Parigi ed, in generale, nell'ultimo mese. La prima regola di fronte ad un attentato del tipo avvenuto a Parigi, come di fronte ad una catastrofe naturale o all'11 settembre a cui è stato paragonato (e questo mi preoccupa), è di non far prevalere i sentimenti del momento e di evitatre di prendere decisioni sull'onda dell'emozione. Occorre prima far passare lo "shock e lo sgomento" (shock and owe), che per motivi neurologici sono più veloci della ragione e la neutralizzano (cfr. Naomi Klein, The shock doctrine, New York: 2007). Non si tratta di rinunciare ad avere un "cuore di carne" ("toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne" Ez, 36,26), cioè di rinunciare alla nostra sensibilità di uomini e donne, e divenire fredde macchine ciniche. Si tratta però di non rinunciare, parlo qui ai laici, a quelle qualità che ci fanno essere, donne e uomini, membri della specie homo sapiens sapiens: il possesso di quella parte razionale dell'anima, che Platone divide in ragione discorsiva, cioè il ragionamento, le procedure dimostrative, e intuitiva, da non trascurare, perché il nostro cervello non lavora sempre illuminato dalla luce della coscienza. Dobbiamo usare il linguaggio verbale (cioè per parole) sia dentro la nostra testa, il pensiero verbale (Piaget e Vygotskij), sia nella comunicazione con gli altri, cioè tramite il dialogo, che avviene necessariamente da punti di vista diversi, perché come diceva Protagora che era un filosofo, un po' troppo vilipeso secondo me da Platone, per ognuno è vero ciò che gli sembra tale. E chi può dire di avere la verità in tasca? Ciascuno può dire solo che quello crede vero, su cui può addirittura pensare che metterebbe la mano sul fuoco per quanto lo crede vero. Eppure vero potrebbe non esserlo. La nostra condizione umana è questa: viviamo come dentro uno scafandro dove ci arrivano apparenze. Col dialogo, però, un dialogo aperto, sincero, verace, ed anche con un po' di matematica. E con la simpatia e l'empatia, possiamo costruire qualcosa di più soli solido delle nostre apparenze. Così nasce la scienza, quella "psicologia delle menti associate" come diceva il nostro Carlo Cattaneo, che ci pemette di far tesoro delle esperienze delle generazioni passate e dei nostri conemporanei. Detto per i laici, in una parola, dobbiamo far funzionare bene tutti i sistemi che ci permettono di parlare di "cuore e mente", tra cui si annovera non solo il sistema nervoso, ma anche quelli che regolano le pulsioni, i sentimenti, ma in primo luogo non dobbiamo escludere la corteccia e quella neocorteccia, che ci fa diversi da tutti gli altri primati. Detto cristianamente: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe" (Mt 10,16). UN FIL ROUGE - DI SANGUE - DA ANKARA A PARIGI Riflettendo sui fatti di Parigi, usiamo per prima cosa memoria e aritmetica. Non c'è da vergognarsene, anche se si tratta di contare delle persone uccise. Sparare cifre gonfiate di morti per i per i propri scopi strategici, quello sì che è vergognoso (ogni uomo e donna intelligente dovrebbe sapere a cosa mi riferisco, se non capiscono, hanno fatto a perdere il proprio spirito critico. Qul che è sicuro è che non mi riferisco qui né al genocidio de caro popolo armeno, né all'Olocausto del caro popolo Ebraico). Ora, negli ultimi 35 giorni sono avvenuti 5 attentati tra Medio Oriente ed Europa. 1) 10 ottobre 2015: due bombe alla stazione di Ankara (Turchia) contro un raduno per una manifestazione pacifista. con almeno 99 morti. Rivendicazione ISIS. 2) 31 ottobre 2015: sul Sinai viene abbattuto - rivendicazione ISIS - un aereo civile russo con rotta da Sharm el Sheikh a San Pietroburgo. Muoiono 217 passeggeri (7 bambini, 138 donne e 62 uomini) e 7 membri dell'equipaggio. In totale 224 persone. Ho scritto subito ad una mia conoscente di San Pietroburgo (ci occupiamo entrambi di un matematico bizantino del IX secolo), porgendole le mie condoglianze. Mi ha risposto brevemente e delicatamente: «Dear Leo, it is really very sad Emoticon frown Thank you for your compassion». Ometto il suo nome per una questione di privacy. 3) 1° novembre 2015: non è un attentato e non è rivendicato dall'ISIS, ma un fatto di sagie rivendicato da Hamas. Però per il tempismo è eccezionalmente in linea; una coppia di civili, istraeliani ebrei mentre è in auto viene assalita e uccisa a pugnalate da oscuri sicari. Scoppia la "terza Intifada", che dura tuttora. A ieri il bilancio delle vittime era: 13 israeliani ebrei assassinati per pugnalamento; 2 israeliani ebrei uccisi per errore da dei vigilantes; 72 palestinesi dall'esercito israeliamo; 1 emigrante eritreo è ucciso per errore da un poliziotto. in totale 88 persone [fonte: Panorama] 4) 12 novembre 2015: Beirut 41 persone morte per due bombe; 5) 13 novembre 2015: Parigi 120 persone morte Nell'arco di un mese sono state uccise persone 671 persone, con una media di 134 persone ad evento. I feriti, a parte l'aereo russo in cui sono tutti deceduti, sono stati alcune migliaia. La differenza è che ora si colpisce il cuore dell'Europa Occidentale (c'era stato già Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015 con 13 morti, con la stessa risonanza ma più limitata alla Francia). Inoltre le TV occidentali hanno iniziato un battage straordinario, da 11 settembre 2001 che mi inquieta. Una copertura mediatica che certamente non c'è stata per il dramma che ha colpito la Russia e in particolare San Pietroburgo, città europeissima. Essa è stata modica per Ankara al confronto di Parigi. Ed assente per Beirut. Lungi da me dal minimizzare quel che è successo ieri a Parigi. Sono in lutto come voi ed il mio diario FB partecipa e fa da megafono a questo lutto espresso da molti amici con sensibilità diverse che a volte condivido, a volte meno, ma mi sembrava fosse importante dare voce a tutti. In ogni caso, quando sono contestualizzati, gli attentati di Parigi appaiono come l'anello di una catena. E dobbiamo capire. Ora proviamo ad usare la ragione al meglio e di riflettere sui collegamenti che faccio. Come fanno gli scienziati, farò anche alcune ipotesi di natura più congetturale che richiederà corroborazioni (Cfr. Karl Popper, Congetture e Confutazioni). Chiedo a chiunque di verificare le notizie che do, in primo luogo ai giornalisti e agli storici, per i quali la verifica delle notizie dovrebbe essere parte essenziale della professione. Ed a chi si considera filosofo, di controllare i miei passaggi logici. A mio parere i fatti di Parigi sono parte di una strategia più ampia, cioè rientrano nella catena di sangue che va da Ankara a Parigi. Il fulcro di tale strategia è nella guerra civile che da quasi 5 anni sta dilaniando la Siria. La causa scatenante principale è l'interbento diplomatico e militare russo, specialmente la campagna di bombardamenti aerei iniziata il 30 settembre 2015. LA DEMOLIZIONE DELL'URSS Negli anni Ottanta del secolo scorso, l'URSS era una gerontocrazia moribonda, ben rapprentata dai vecchi segretari del PCUS: Jurij V. Andropov e Konstantin U. Tchiernienko, ultimi eroi della rivoluzione del 1917. Poi fu presa in mano da Gorbachev, uomo di un'altra generazone. Occorre precisare che l'URSS tra 1989 e 1991 è caduta non per una guerra di conquista statunitense, ma in primo luogo per l'opera dell'autosmantellamento intrapreso da Mikhail Gorbachev, che smobilitò, curiosamente, senza pretendere nessun contraccabio, nemmeno economico nella situazione di grave crisi economica in cui l'economia sovietica versava. Nemmeno credo abbia avuto un tornaconto personale visto che, quando fu esautorato con lo strano golpe del 1991 dalla carica di Segretario del PCUS, dovette guadagnarsi da vivere pubblicizzando in TV la pizza Hut. Gorbachev avviò un programma di radicali riforme economiche, che aprirono al mercato, scardinò la politica di segretezza dell'URSS (fatto che gli USA si guardarono bene dal fare, con la loro intelligence ipertrofica, nata con la Seconda Guerra Mondiale). Infine Gorbachev smilitarizzò rapidamente l'URSS, creando - ipotizzo - anche pesanti contraccolpi economici sull'economia interna, visto che, come negli Stati Uniti, il complesso militare industriale era divenuto il motore delle economie delle grandi potenze scaturite dalla Seconda guerra mondiale (cfr. Kenneth Galbraith, "The Economics of Innocent Fraud", 2004; Kelly Denton-Borhaug, U.S. War-Culture, Sacrifice and Salvation, 2011. Ha fatto da coraggioso apripista alla teoria del "keynesismo militare" l'economista Enzo Modugno). Ricordo - perdonatemi ma non ho a portata di mano il libro, così cito a memoria - che Gandhi scrisse: se un paese avrà il coraggio di disarmare unilateralmente, attirerà su di sé tanta di quella ammirazione universale da parte dell'umanità intera che spingerà verso il disarmo di tutti. Questa era la mia speranza tra 1979 e 1981. Ma i paesi occidentali, Stati Uniti in primis, invece di comportarsi come aveva profetizzato il Mahatma, fecero in modo con modi anche poco ortodossi di provocarne lo smembramento totale. La Comunità degli Stati Indipendenti che ne risultò divenne il luogo dove spartirsi il bottino della seconda potenza mondiale, da parte dell'Occidente, e solo per il fatto che l'URSS aveva abbassato la guardia. La guida dei nuovi stati indipendenti dell'ex Patto di Varsavia e di quelli scaturiti dallo smembramento dell'URSS non fu affidata a coloro che avevano lottato per il cambiamento ed un socialismo dal volto umano. "Dubček? Chi era costui?". Solženicyn dichiarò; la differenza tra il vecchio URSS e l'Occidente è che nel primo per non farti parlare mandavano in Siberia, qui è sufficiente che ti tolgano il microfono! (anche qui cito a memoria). Ma la cosa più grave avvenne con la guerra che si fomentò nella Federazione yugoslava, il paese più aperto tra quelli del patto di Varsavia. Una guerra fomentata dallo stesso Vaticano di Wojtyła, il quale, invece di assumere il ruolo di arbitro imparziale, secondo l'alta missione di mediatore di pace affidata da Gesù di Nazareth a Shimon detto Cefa, si affrettò a riconoscere diplomaticamente gli autoproclamatisi indipendenti Stati di Slovenia e Croazia. Lo stesso fece con le tre repubbliche baltiche. Curioso atteggiamento per una Chiesa cattolica per riconobbere Israele come Stato legittimo ha aspettato 45 anni da 1948 al 1993. I consiglieri statunitensi di cui Eltsin si circondò fecero in modo che le ricchezze della nazione prima distribuite più o meno equamente tra i sovietici andassero nella mani di pochissimi. Che l'Occidente prese subito a chiamare dispregiativamente "oligarchi", nonostante fossero stati da lui creati: ma il potere si esercita meglio sopra uomini corrotti, come ben sapeva la polizia zarista nell'atto di redigere i Protocolli dei Savi Sion. LA RUSSIA DI OGGI E' UNO STATO NUOVO Non tutto il male vien per nuocere. Nonostante le aberrazioni che abbiamo visto, dopo il 1989, gli abitanti dell'Est considerati come poveri straccioni da sfruttare, ignorando la loro profondità culturale e di carattere. Ingegneri, medici e docenti ridotti a nostri muratori e badanti. L'ex URSS, mi sembra, ha avuto una palingenesi. Ora è un paese capitalista che tiene alla propria indipendenza e dignità. Ha respirato l'ossigeno della libertà ed è diventato una cosa nuova. Che andrebbe studiata bene. E' tollerante con le religioni che lo compongono. Ma veniamo a Vladimir Putin. TIME nel 2007 gli dedicò la copertina come persona dell'anno. Ora, dopo alcuni anni di demonizzazione anche il barman sotto casa mia lo considera come un despota. Mi astengo da una valutazione sull'uomo che non conosco, ma se "è dai frutti che ricoscerete l'albero", mi pare che almeno in Siria i frutti della sua attività di politico sapiente siano stati molto buoni. Laureato in relazioni internazionali, ma anche conoscitore di come vanno le cose nel mondo, già appartenente al KGB, dimostra di saper usare molto bene le armi della diplomazia ed al momento opportuno la forza militare. IL CONTRASTO RUSSO ALLA STRATEGIA GEOPOLITICA USA In maniera finissima Putin nel 2013 riuscì scongiurare i bombardamenti Nato, evitando ciò che era accaduto in Libia. Si accordo' perché le armi al gas sarin detenute dalla Siria fossero consegnate alla comunità internazionale. In contemporanea il papa Francesco chiese a gran voce di non bombardare la Siria. Poi avvenne il miracolo: il parlamento Inglese votò contro i bombardamenti in Siria e lo stesso Congresso degli Stati Uniti si accodo' al parlamento Inglese. Per i falchi Usa fu una grande sconfitta. Forse la più grande dal 1989. A quel punto cominciarono a comparire questi strani ceffi che cambiano nome: prima IS (Islamic State), ISIS (Islamic State of Iraq and Syria) ISIL (Islamic State of Iraq and Levant). Chi finanzia questi signori dal volto coperto? Si dice si finanziano coi reperti archeologici e col petrolio siriani. Ed allora diteci chi compra queste cose? Chi gli ha dato i fuoristrada Tojota nuovi di zecca? Sembrano normali, ma non lo sono, in quanto sul retro portano delle armi anticarro che chiamano "domatori di Hassad", perché Hassad in arabo vuol dire Leone. Non si può sparare con armi come quelle da un pick-up, perché il rinculo le svellerebbe. Infatti sono rinforzati in maniera speciale. Così l'Isis e gli altri incappucciati neri fanno finta di essere ribelli su veicoli civili, tra l'altro molto mobili nel deserto, ma sono ottimi sistemi anticarro. Siete mai stati in Siria? Vi spiego com'è fatta: tutta la vita si svolge in prossimità del mare o del confine Turco. La strada che viene da Gerusalemme arriva a Damasco, la stessa dove Saul di Tarso cadde da cavallo e si convertì. Questa strada procede da Sud a Nord verso il confine Turco. Ad Ovest tra la strada e il mare c'è la vita, c'era la vita. E c'è Latakia, la base russa intorno alla quale si sono accampati un milione di rifugiati siriani, perché si sentono protetti dai russi. La strada poi approssimandosi alla Turchia storce destra, cioè verso Est e giunge ad Aleppo, per poi penetrare in Irak ed in Iraq. Ora, questa strada fa da cornice ad un immenso deserto piatto. Colpire dall'alto le Toyota dell'ISIS in un desero piatto e biancastro senza possibilita di rifugio, per la coalizione a guida Usa che da un anno dice di combattere l'ISIS sarebbe stato facile come nel tiro a segno del Lunapark, con la facilitazione che i proiettili non sono tappetti ma missili che inseguono automaticamente il bersaglio. Dopo oltre un anno di bombardamenti statunitensi l'ISIS curiosamente è diventato più forte. Perché e come? Secondo me perché non si voleva toccare, anzi lo si voleva usare, come Al Qaeda in Afganistan, per i propri fini geopolitici, che sembrano questi: "libizzare" la Siria, l'Iraq già lo è, "libizzare" l'Iran, fino all'Afghanistan che è già "libizzato" (avete fatto caso a come i Talebani dopo anni di guerra sembrino più forti di prima), poi spingersi nel Caucaso a prevalenza Islamica fin dentro la Russia e di lì dominare il mondo. Vi siete mai chiesti perché Napoleone e Hitler puntavano a Mosca? Perché c'è una vecchia ma sempre viva teoria geopolitica che dice: chi conquista il ventre dell'Asia, conquista l'Eurasia, e chi conquista l'Eurasia conquista il Mondo! (Cfr. Raymond Aron, Paix et guerre entre les nations. Paris, 1962). La stessa teoria guida da decenni uno degli politologi più ascoltati negli Stati Uniti, Sbigniew Brzezinski. Consigliere di Carter che riuscì con una strategia da scacchista esperto ad intrappolare l'URSS nel pantano Afghano, facendo passare i Sovietici dalla parte degli invasori, mentre era il contrario. E' lui che si è inventato l'idea di utilizzare ai fini degli USA i Mujaheddin (che significa i combattenti nel Jihad, cioè la guerra santa. Che questo falco consigliere di un presidente colomba condivida la teoria geopolitica di Napoleone e Hitler, lo si può leggere nei suoi libri (cfr Brzezinski, The grand chessboard: American Strategy an its geostrategic imperatives, 1998). Il papa Wojtila era grande amico di questo geostratega, già prima di diventare salire sul soglio di Pietro, il che spiega perché la geostrategia di Usa e quella Vaticana fu così in sintonia e riuscì ad indurre l'autodemolizione l'URSS. In quegli anni passarono per lo IOR miliardi di dollari finalizzati a finanziare Solidarnosh, con oscuri accordi massoni banchieri servizi segreti e con gli assassini della Banda della Magliana. Ma torniamo alla teoria di chi prende l'Eurasia prende il Mondo. Questa teoria è applicata dagli Stati Uniti cercando di creare il regno del caos da Damasco a Mosca servendosi come gia in Afghanistan di Mujaiddeen indottrinati, addestrati, finanziati e riforniti di armi dagli Usa. Il 40% dei ribelli, Quaedisti e ISIS, che combattono in Siria sono stranieri reclutati in Europa e nel resto del mondo, addestrati in Turchia e finanziati dall'Arabia Saudita ed in altri paesi arabi filo-occidentali straripanti di petrolio. In questa situazione la Russia ha avuto solo due scelte o attendere di essere fagocitata dal caos, o uscire allo scoperto, in soccorso della Siria. Così, con un'opera diplomatica anche qui non banale, Putin è riuscita a tenersi aperto uno spazio aereo, che gli Stati Uniti gli avevano interdetto (Ucraina, Bulgaria e Grecia), riuscendo ad accordarsi con Iran, Iraq ed avendo una richiesta esplicita di intervento militare da parte del presidente democratiamente eletto Bashar al-Assad. La Russia che ha rimodernato il proprio arsenale militare secondo il suo stile pratico. Non potendo riprogettare aerei, navi e sottomarini, li ha dotati di missili e siluri di raggio molto lungo e molto sofisticati dal punto di vista del controllo automatico. L'intervento militare russo ha stupito il modo per la capacità operativa espressa. Nel frattempo ha dato modo all'esercito siriano riconquistare buona parte del territorio siriano. Una battaglia non facile perché questi cosiddeti ribelli sono stati riforniti da anni di speciali sistemi per praticare tunnel sotto le città. L'azione russa non si è fermata all'aspetto militare. Putin è riuscito a portare Hassad a Mosca ed accogliendolo con gli onori che spettano ad un capo di Stato gli ha spiegato che nessuna guerra si vince con la forza e che necessariamente occorreva usare l'arma della diplomazia, chiedendogli due cose. Da un lato di farsi da parte se necessario, e proponendogli di accettare che i raid russi avrebbero aiutato anche i ribelli del libero esercito di Siria nella sua lotta all'ISIS. Hassad ha acconsentito a condizione che la Siria non sia smembrata e che siano i siriani ad eleggere il loro presidente in maniera democratica. Ha accettato anche il secondo punto. Ma questo ribelli non ISIS non si è mai riusciti a trovarli veramente. In ogni caso questa via diplomatica è stata percorsa dalla Russia con tenacia, riuscendo a far sedere intorno ad un tavolo a Vienna Stati Uniti, Russia, gli Stati medio-orientali cointeressati. compreso fatto eccezionale l'IRAN. I tavolo è sotto la presidenza di De Mistura, inviato speciale del Segretario dell'ONU per la Siria. La Russia vorrebbe al tavolo dei negoziati anche Hassad e i ribelli, ma Stati Uniti, Arabia e Turchia si oppongono, all'ammissione di Hassad. Il prossimo incontro di Vienna era previsto per sabato 14 novembre 2015. PERCHE' LA SCIA DI ATTENTATI DA ANKARA A PARIGI? L'intervento militare e diplomatico russo ha scompaginato completamente i piani statunitensi, ed ha ridato una autonomia all'ONU dopo anni di sudditanza de facto rispetto all'unica superpotenza rimasta. Si è cominciata diradare la coltre di nebbia che avvolgeva la Siria, a parte le immagini di una città come Palmira che era ridotta a ruderi da quando l'abbandonarono i romani. Si è inceppata almeno per ora la geopolitica del caos. Gli Stati Uniti hanno cominciato a cercare delle contromosse. Innanzitutto dotando i ribelli sul campo di micidiali armi con le quali il 10 novembre è stata bombardata Latakia. Sappiamo che gli attentati sono stati rivendicati dall'ISIS, logica vorrebbe che tutti gli Stati si concentrassero contro l'ISIS. Perché questi attentati? Quello contro l'aereo civile russo sembra essere un avvertimento, specialmente se ad abbatterlo è Stato un missile. Potrebbe essere stato un modo per spaventare i russi. E gli altri? Beirut può essere connesso al fatto che Hezbollah ha affiancato l'Esercito Siriano di Hassad. E gli altri attentati? Noi italiani conosciamo la strategia della tensione, la complessità che comporta capire chi e perché. Personalmente ho teso ad accostare l'attentato di Ankara all'inizio dell'Intifada. Deviare l'attenzione su altro? A tenere alta la tensione in Israele sembra sembra che qualcuno provi gusto. Una saggia anziana ebrea mia amica, ora scomparsa, mi diceva che secondo lei Israele viene usata come una miccia per incendiare il Medio-Oriente quando serve. L'attentato del 13 novembre 2015 a Parigi ha tutta l'aria di voler far riversare tutto lo sgomento dell'opinione pubblica europea su Hassad innanzitutto. Già il Il Fatto Quotiniano del 14 novembre titotala "uno dei principali gruppi armati che lottano contro il regime indicano come mandante il governo di Damasco". E chissà poi verranno coinvolti in questo gioco al massacro anche i suoi alleati: Hezbollah, Iran, Russia. Troppi hanno già parlato del 13 novembre francese come dell'11 settembre francese. Ricordate che dall'11 settembre 2001 scaturirono due guerre infinite: Afghanistan e Iraq. Quell'evento provocò come ora nelle nostre teste uno stato di "shock and owe", shock e sgomento, che ci abbassò le difese immunitarie critiche. Leone Montagnini

La fantasía abandonada de la razón produce monstruos imposibles

Cuando los hombres no oyen el grito de la razón, todo se vuelve visiones. [...] La fantasía abandonada de la razón produce monstruos imposibles: unida con ella es madre de las artes y origen de las maravillas» Cit. Helman 1983, 221