venerdì 27 giugno 2014

La Matita spaziale ovvero Bufale, ControBufale e ControControBufale (di Leone Montagnini)

Riproduco qui un mio intervento di 11 anni or sono in un Forum molto interessante della Fondazione Giannino Bassetti, emendato solo di alcuni refusi. Il tema su cui si discuteva era più o meno "OGM sì OGM no". Ritengo che non sempre la tecnologia migliore sia quella tecnologicamente più complessa. Uno psichiatra mi aveva, qualche giorno prima, raccontato che i sovietici per scrivere nello spazio senza gravità se l'erano cavata con le matite, mentre gli americani avevano fatto grossi investimenti per sviluppare una penna a sfera pressurizzata. Mi sembrava un esempio calzante. Ma un altro iscritto al Forum mi contestò che la storia da me raccontata era una leggenda metropolitana: le matite sono pericolose nello spazio ed è meglio la penna pressurizzata. Dato che non sono tipo da raccontar balle, almeno deliberatamente, andai a fondo nella faccenda e scoprii che le cose erano molto più complicate di quello che sembrava. Buona lettura.

Commento di Leone Montagnini, scritto Mercoledì 1 Ottobre 2003 alle 22:03


"LA MATITA SPAZIALE" ovvero "BUFALE, CONTROBUFALE E CONTROCONTROBUFALE"


Una metastoria di Leone Montagnini

PROLOGO

Alphonse Vajo ha sollevato dei dubbi circa la storia delle matite spaziali da me raccontata. Vuol sapere dove l’ho letta. Non l’ho letta: quando ne ho scritto, nel mio primo intervento, mi era stata appena raccontata da un neuropsichiatra che me la citava come un esempio di pensiero creativo (il pensiero laterale). A me la storia era piaciuta in quanto richiamava alla mente in maniera icastica il fatto che non sempre innovazione tecnologica significa tecnologia ad alta complessità. Mi sarebbe stato sufficiente riferire la vicenda come un esempio istruttivo, verosimile se non vero, ma dato che Alphonse Vajo mi ha fatto sorgere parecchi dubbi, ho voluto approfondire la questione. Ne è emersa una "metastoria" ancor più istruttiva, perché ci aiuta a capire come i discorsi in generale e quelli sulla tecnica in particolare possano essere spesso manipolati e metamanipolati.

ATTO PRIMO

Per prima cosa ho fatto una ricerca su internet ed ho trovato il sito Snopes, sito in inglese che cerca di scovare le bufale. Vi si definiva falsa e come assimilabile ad una leggenda metropolitana una storia che spesso si racconta (io in verità non l’avevo mai sentita) secondo cui gli USA avrebbero speso 1,5 milioni di dollari in penne pressurizzate, mentre l’URSS se la sarebbe cavata egregiamente con le matite (cfr. http://www.snopes.com/business/genius/spacepen.asp). Secondo Snopes si scoprì presto che le punte si spezzavano, galleggiavano nell’abitacolo, potevano essere ingerite, erano infiammabili, potevano provocare corto-circuiti. Per fortuna nel luglio del 1965 l’imprenditore americano Paul Fisher investì un milione di dollari per realizzare una biro pressurizzata che vendette alla NASA al prezzo simbolico di 2,95 dollari l’una (ne vendette 400 per una sola missione). Nota bene: Snopes rimanda al sito della Fisher, dove si possono acquistare on line Space pens da 22,50 dollari in su.

ATTO SECONDO

Trovo un sito italiano (http://attivissimo.homelinux.net/antibufala/biro_spaziale/ biro_spaziale.htm) che riprende direttamente le informazioni di Snopes, citandolo, ma aggiungendo anche accortamente quanto segue: "secondo il sito della Fisher, il primo utilizzo della biro spaziale avvenne a bordo dell'Apollo VII, nell'ottobre del 1968. Tuttavia le matite non sono affatto scomparse dal programma spaziale: una rapida ricerca negli archivi online della NASA usando la parola chiave pencil rivela che le matite sono usate anche a bordo della navetta spaziale (la didascalia della foto disponibile infatti parla di tethered pencils, ossia di matite trattenute da una cordicella)".

EPILOGO

A questo punto ho voluto approfondire la faccenda ed ho scritto una mail a Franco Malerba, il primo astronauta italiano, che ha volato nello spazio sullo shuttle Atlantis nel luglio 1992. Gli ho scritto la seguente mail:

"Gentilissimo Prof. Franco Malerba
nel corso di una discussione sull'uso della tecnica si è parlato della questione di come si scrive nello spazio, con le matite, con le penne Fisher, col computer? Mi tolga una curiosità: Lei quando andò nello spazio con cosa scriveva?

La ringrazio in anticipo

Cordiali saluti. Leone Montagnini"

Colpo di scena! Ecco la sua sintetica ma istruttiva risposta:

"Esistono delle penne 'spaziali' con una cartuccia/refill pressurizzata, ma a mia esperienza anche penne a sfera normali funzionavano abbastanza bene. Comunque la matita (con la grafite ricambiabile) era una soluzione ottimale. Cordiali saluti, Franco Malerba".

Mi si perdoni se anche con questo intervento posso essere sembrato "fuorviante" ma essa è piuttosto esemplare nel mostrare come il nostro presente sia opaco dal punto di vista informativo. Sempre per restare sul terreno della comunicazione, ma senza abbandonare quello dell’economia (di una economia rigorosamente liberista e neoclassica), vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che le notizie hanno sempre un peso economico: una informazione anti-OGM riduce la preferenza per gli OGM, facendone diminuire la domanda, e tale effetto fa aumentare la domanda dei beni succedanei (cioè alternativi); una informazione pro-OGM ha l’effetto opposto. Esiste un oggettivo [interesse] americano ed europeo ad amplificare le informazioni sulla SARS, che riducono le importazioni dalla Cina e dintorni; mentre ce n’è uno a mettere a tacere le notizie sulla BSE e la sua variante umana, che riducono drasticamente la domanda di carne bovina. Che fare?

[...]

Cordiali saluti, Leone Montagnini.

L'originale è ancora reperibile sul sito della Fondazione Giannino Bassetti, al link "http://www.fondazionebassetti.org/it/itframeset.php?content=http://www.fondazionebassetti.org/06/cfc/000147.htm"

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